L’Umbria preoccupa l’Italia con un record negativo che fa davvero paura. La splendida regione regala una delusione a tutto il paese, una cosa che nessuno si aspettava.
La sua bellezza è chiara a tutti, così come le evidenze legate alla sua storia. C’è una cosa che però non tutti sanno e che ci ha lasciato senza parole.
La regione è posta al centro del nostro paese e prende il nome dalla popolazione degli Umbri che la occupava in età antica. Si estende con una superficie di circa 8.500 chilometri quadrati in gran parte occupati da Perugia. L’unica altra provincia è Terni. Si tratta inoltre dell’unica regione che non tocca né i confini politici né quelli marittimi del paese. Inoltre la stessa parte di territorio ha 92 comuni, il minor numero in Italia.
Si tratta però solo di numeri, caratteristiche, che non corrispondono al triste record negativo di cui vogliamo parlarvi oggi. Purtroppo la situazione sta sfuggendo di mano e rischia veramente di complicarsi nelle prossime settimane se non vi si porrà rimedio. L’allarme è stato lanciato, anche se risulta difficile trovare una soluzione.
Abbiamo parlato di un record negativo legato all’Umbria, si tratta di uno scossone che potrebbe creare preoccupazione soprattutto tra i residenti. La salute è messa in bilico da questa brutta piega che ha preso la regione in questione.
La Nazione ha svelato come gli umbri si spostino per la maggior parte del tempo in automobile o motorino. Si tratta infatti dell’ultima regione in Italia nella classifica della mobilità a piedi o in bici. Questo fa capire come ci sia meno allenamento, meno movimento, e molta più vita sedentaria di tanti altri posti.
A rivelare il tutto è l’ultima indagine portata avanti dal Sistema Passi dell’Istituto superiore di Sanità che fin dal 2014 sta raccogliendo informazioni sulla mobilità attiva del nostro paese. Nel biennio 2021/22 solo il 5.1% delle persone tra i 18 e i 69 anni in Umbria utilizzano bicicletta per andare a scuola, a lavoro o per muoversi tutti i giorni. Quando la media del paese è attorno al 10.5%.
Si tratta di numeri preoccupanti che devono far ragionare e portare a cercare una soluzione. Starà alle giunte comunali il compito di sensibilizzare sul movimento i cittadini, cercando di invertire una tendenza che rischia di essere piuttosto pericolosa sotto diversi punti di vista. Vedremo se arriveranno risposte positive o meno.
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