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Sport

Cosa c’entra Gino Bartali con gli ebrei? Il gesto che nessuno ricorda

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Matteo Fantozzi

Gino Bartali è stato un grandissimo campione nel mondo del ciclismo, ma c’è un gesto legato agli ebrei che nessuno ricorda. Andiamo a leggere alcune cose molto interessanti.

Personaggio di grande statura morale, questo gli ha permesso di ottenere dei risultati straordinari anche dal punto di vista umano.

Gino Bartali cosa c’entra con gli Ebrei? (ANSA) Bicizen.it

Gino è nato a Ponte a Ema il 18 luglio del 1914 ed è scomparso a Firenze il 5 maggio del 2000. Il ciclista è stato professionista dal 1934 al 1954, vent’anni che gli sono bastati per entrare nella storia dello sport italiano. Era soprannominato Ginettaccio anche se in molti lo chiamavano semplicemente Gino.

In carriera il ciclista ha vinto tre Giri d’Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948). Inoltre ha vinto anche tante altre gare importanti come quattro Milano Sanremo e tre Giri di Lombardia. Viene considerato uno dei ciclisti italiani, e non solo, più forti di sempre e rimane impressa nella storia la sua eterna sfida con l’altro fenomeno del ciclismo italiano Fausto Coppi. In carriera ha fatto anche l’allenatore, dopo il ritiro, precisamente dal 1957 al 1971 dimostrando di avere un carattere incredibile. Ma cosa c’entra con gli ebrei e la loro storia?

Gino Bartali e un gesto incredibile

Gino Bartali era un grande uomo oltre che uno straordinario professionista. Nel corso del tempo è riuscito a raggiungere dei risultati veramente straordinari, riuscendo ad arrivare a raccogliere un successo dietro l’altro.

Con il suo buon cuore fra il settembre del 1943 e il giugno del 1944 ha contribuito a salvare ben 800 persone. Questo gli è valso la medaglia d’oro al merito civile postuma nel 2005 e nel 2013 è stato riconosciuto come Giusto tra le Nazioni da Yad Vashem.

Gino Bartali e gli ebrei (ANSA) Bicizen.it

Noto anche come “il campione che salvò gli ebrei” si impegnò nella Seconda Guerra Mondiale anche grazie alla sua bravura legata alla due ruote.

Bartali trasportò documenti falsi nel manubrio e nella sella della bici per consegnarli alle famiglie perseguitate che si trovavano tra Assisi e Firenze. Fermato e perquisito chiedeva che la sua bici non venisse toccata perché specificava come ogni cosa era calibrata e studiata per raggiungere la massima rapidità.

Gino era un devoto cattolico, legatissimo all’Arcivescovo Angelo Elia Dalla Costa. Dopo l’occupazione tedesca in Italia Bartali fu dunque importante nel salvataggio degli ebrei prendendo parte alla DELASEM (Delegazione per assistenza agli immigrati). La rete in questione fu avviata dal rabbino Nathan Cassuto e dallo stesso Dalla Costa. La sua storia è stata davvero incredibile nel corso degli anni.

Matteo Fantozzi

Giornalista pubblicista dal 2013 è laureato in storia del cinema e autore di numerosi libri tra cui “Gabriele Muccino il poeta dell’incomunicabilità” e “Gennaro Volpe: sudore e cuore”. Protagonista in tv di trasmissioni come La Juve è sempre la Juve su T9 e Il processo dei tifosi su Teleroma 56.

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