Il 2024 della Ducati è stato un buon anno, ma l’avvento delle case cinesi inizia a creare qualche grattacapo. Parla Claudio Domenicali.
La Ducati è uno dei brand motociclistici più noti al mondo, un orgoglio italiano che produce dei modelli da sogno, apprezzati in ogni angolo del pianeta. La casa di Borgo Panigale sta dominando in modo chiaro la MotoGP, dove conquista il titolo costruttori dal 2020, e dal 2022 si prende con costanza anche il titolo piloti. Nel 2025 Marc Marquez sarà il nuovo compagno di squadra di Pecco Bagnaia, andando a costituire un vero e proprio dream team che da tempo molti speravano di vedere.
Dal punto di vista del mercato, la Ducati ha vissuto un buon 2024, anche se non eccezionale, come ha sottolineato in queste ore l’amministratore delegato Claudio Domenicali, che ha parlato anche di quella che è la preoccupante, per le case europee, ascesa dei brand cinesi. Così come è già accaduto nelle auto, anche nelle moto il paese del Dragone sta aggredendo l’Europa, grazie a modelli meno costosi e di buona qualità.
In Europa, nel corso del 2024, la Cina ha fatto enormi passi in avanti, ed in Spagna il trail Voge 9000DSX ha guidato per diversi mesi la classifica delle moto più vendute. Il CEO della Ducati, Claudio Domenicali, è stato protagonista di un’analisi puntuale su quanto sta accadendo: “Chi compra un nostro modello non compra solo una moto. Il 2024 è stato un anno molto buono per noi, anche se non il migliore. Prima eravamo vicini ai 60 mila modelli immatricolati, ora c’è stato un calo, ma comunque la nostra situazione è buona considerando il resto del mercato e come sono messi altri marchi“. Ad esempio, tutti conosciamo la situazione della KTM, ormai sull’orlo del fallimento ed entrata in regime di amministrazione controllata.
Il grande capo della Ducati ha poi ampliato l’analisi alla Cina: “In Italia stiamo registrando un lieve aumento delle vendite, stiamo andando bene in Europa. Stiamo facendo fatica in Cina, dove il mercato del lusso è in crisi, ma anche negli USA, stiamo registrando l’ingresso nel mercato dei marchi cinesi, da QJ a Bonelli e Morini, che sono finiti nelle mani degli orientali. Rispetto al mondo delle auto, che ha subito un eccesso di produzione ed un aumento dei costi, nelle moto non c’è il tema della transizione elettrica, e così possiamo concentrarci sui nostri valori tradizionali“.
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