Oggi la gamma della Casa di Borgo Panigale è richiestissima sul mercato. Diversi decenni fa la Ducati si lanciò nel segmento degli scooter e imparò una dura lezione.
“Vespe truccate anni ’60, girano in centro sfiorando i 90. Rosse di fuoco, comincia la danza…”, la nota canzone di Cremonini sembrerebbe scritta per una Rossa. E la Casa emiliana prese, seriamente, l’idea di creare un suo modello di Vespa. L’Italia del dopo guerra ha visto crescere l’interesse dei giovani per il mondo delle due ruote grazie alla Vespa, che nel giro di poco divenne il mezzo di trasporto preferito anche dal gentil sesso, affermando il concetto di mobilità urbana facile e veloce.
Ducati decise di offrire uno scooter di lusso che non accettava compromessi, bello, dal design curato, tecnologicamente avanzato, elegante, ma con un difetto non da poco: la potenza sottodimensionata. A spingerlo ci pensava un monocilindrico orizzontale quattro tempi posto trasversalmente da 175 cm3 e 8 CV di potenza a 6.000 giri. La distribuzione era a valvole in testa comandate da un albero a due camme, posto nel basamento, a mezzo di aste e bilancieri, mentre l’avviamento prevedeva un motorino elettrico con innesto comandato da un pulsante a pedale (c’era anche quello di riserva a spinta, con innesto a presa diretta comandato dalla leva destra posta sul manubrio). La Vespa più accessoriata di sempre.
Il cambio era automatico e progressivo, con turbina a doppio stadio e dispositivo automatico di innesto. Le ruote, da 2,45 – 10”, erano calzate da pneumatici 3,50-10” mentre i freni, a espansione, avevano i tamburi alettati. Quelli che dovevano essere i punti di forza si rivelarono ben presto dei difetti tecnici, convertitore idraulico non era troppo potente in relazione al peso del mezzo, di ben 150 kg, che rendeva il cruiser poco maneggevole e con consumi elevati.
A causa di un prezzo stratosferico 320.000 lire nel 1952 rappresentavano due Vespe Piaggio, lo scooter Ducati conobbe solo due primavere di produzione. In giro, sul mercato dell’usato, in buone condizioni se ne trovano pochi con prezzi per collezionisti molto benestanti. Ieri come oggi potrebbe essere un bel oggetto da salotto. E’ una di quelle pagine della Ducati da dimenticare sul piano commerciale. In compenso bisogna riconoscere che nel tempo la casa di Borgo Panigale ci ha abituato a stupefacenti progetti innovativi. Va detto che con la Vespa si spinsero fuori da una comfort zone e il progetto non popolare non piacque ai puristi.
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