L’Italia si mostra avanti nella produzione di un tipo di diesel che non richiede l’uso del petrolio, ma sembra al contempo anche una trovata bizzarra. Eppure funziona.
Pur di evitare di ricorrere a sistemi di rifornimento che inquinino l’ambiente e trovare metodi alternativi che favoriscano sia la rivoluzione green in atto sul pianeta che anche la riduzione delle spese per carburante, la scienza sta cercando svariate soluzioni. Alcune di queste a primo acchito fanno sorridere per quanto possano apparire bizzarre, eppure funzionano. Milano ne è un vincente esempio.
Come racconta ‘MilanoToday’, nel capoluogo lombardo di recente è stato inaugurato un distributore che vende diesel, prodotto non a partire dal petrolio bensì dall’olio… di frittura. Incredibile, ma vero. Si può verificare andando di persona a Carpiano, nell’hinterland milanese, dove si è studiato e trovato il modo per produrre carburante attraverso materie prime rinnovabili.
Già il nome della stazione di rifornimento suggerisce la novità, poiché si tratta dell’HVO: Hydrogenated vegetable oil. Un unico esempio al momento di pompa di benzina che vende un carburante biodiesel, sul quale ha scommesso la Costantin, l’azienda che l’ha messo in produzione, e lo eroga presso l’Ekopoint di questa zona di Milano. Nessun “effetto collaterale” né controindicazione rispetto al tradizionale diesel e infatti coloro che lo utilizzano, girano con serenità alla guida della propria vettura.
La stazione di servizio che fornisce HVO a Milano ha preso ispirazione in realtà da un’abitudine già ben diffusa nel Nord Europa, ovvero quello di ricavare un combustibile vegetale idrogenato da materie prime rinnovabili. Questa pratica – secondo quanto spiegano i produttori, consente di ridurre le emissioni nocive nell’ambiente del 90%, poiché è un carburante privo di aromatici e poliaromatici, che hanno un impatto grave sull’ambiente.
La produzione di HVO100 avviene in due fasi. La prima è quella dell’idrotrattamento, con le materie prime che vengono saturate con idrogeno. Poi in un secondo momento avviene l’alterazione della struttura chimica del prodotto per conferirgli la qualità utile a renderlo utilizzabile per la sua funzione. Con un 2022 concluso con 959 milioni di euro di fatturato e oltre 20mila clienti fra privati e aziende, la Costantin Spa ha aperto un varco nel futuro insieme a Ekopoint con 35 milioni di euro di fatturato e 25 dipendenti. Entrambe le aziende sono più in linea delle altre con gli intenti verso i quali da tempo spinge l’Unione Europea.
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