Il ritorno della Yamaha R1 potrebbe essere in grande stile con l’utilizzo di una tecnologia attiva. Scopriamo come funzionerà.
C’era una volta la moto dei sogni…le favole migliori iniziano così, allora, apriamo un cassetto dei ricordi e facciamo un viaggio insieme per poi tornare ai nostri giorni. Mettetevi comodi, allacciate bene il casco e montate in sella con noi sulla mitica Yamaha R1.

Fine anni ’90, il nuovo millennio alle porte, e i motociclisti, i cosiddetti smanettoni si trovano a fare un salto spazio temporale su una navicella giapponese l’R1: Il cuore della R1 era un compatto motore a quattro cilindri da 998 cc, raffreddato a liquido, con 20 valvole e doppio albero a camme in testa, che pesava 9,5 kg in meno ed era più corto di 81 mm rispetto alla ThunderAce, la precedente supersportiva da 1000 cc di Yamaha.
Progettata per contrastare le rivali Honda Fireblade (lanciata nel 1992) e Ducati 916 (lanciata nel 1994), la R1 da 150 CV e 177 kg di peso, con il suo telaio ispirato alle competizioni, offriva un incredibile rapporto peso/potenza di 1,18 kg/PS e divenne il punto di riferimento delle moderne supersportive, un diavolo rosso o blu venuto dallo spazio. Riavvolgiamo il nastro e chiudiamo il cassetto dei ricordi, perchè le emozioni già sono troppe e una lacrima è già scesa sul volto dei nostalgici.
Yamaha: il nuovo progetto della R1
Sebbene la Yamaha R1 sia scomparsa dal catalogo europeo come motocicletta omologata per la circolazione su strada, il marchio giapponese sta investendo in soluzioni ingegnose per mantenere in vita il mito. L’R1 mette le ali: il nuovo progetto è utilizzare delle alette mobili per massimizzare l’efficienza aerodinamica senza compromettere il raffreddamento del motore.

L’innovazione all’insegna della tradizione, corsi e ricorsi storici: un’idea rubata al mondo dell’automobile e in aviazione. Il brevetto descrive una carenatura rivista che integra prese d’aria laterali con alette mobili, azionate da piccoli motori passo-passo e da un sistema di trasmissione a cinghia. Questo sistema è gestito dalla centralina, che incrocia dati come la temperatura del motore e del catalizzatore, la velocità, la posizione dell’acceleratore e le condizioni esterne per decidere come posizionare le alette in un dato momento, con un doppio effetto positivo, aerodinamicità e raffreddamento del motore insieme. Allacciate le cinture, è il vostro capitano che vi parla, il progetto farà presto decollare sulle strade una nuova leggendaria R1.